Chris Barrett e le sue pizze da “sballo”

Chris Barrett e le sue pizze da “sballo”

Stoned Pizza o “Pizza Pusha”, dove è possibile acquistare pizze impreziosite da uno speciale ingrediente

Di forma quadrata, piuttosto alta, ideale per esser tagliata a tranci, ma soprattutto condita con un olio d’oliva infuso al THC. Si avete letto bene: niente peperoncino o rosmarino per rendere particolarmente aromatico l’olio, ma la marijuana. Chris Barrett, oramai conosciuto come Pizza Pusha, nel suo locale Stoned Pizza ha deciso di utilizzare un ingrediente a dir poco particolare, sfruttando una legge che rende (quasi) legale questa pratica. Nel 2019 infatti il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo firmò una legge per depenalizzare le piccole quantità di marijuana a scopo ricreativo, prima passo per giungere alla completa legalizzazione. Visione avanguardista? No, semplici esigenze di casa, poiché lo Stato di New York ha un importante deficit in bilancio che potrebbe esser colmato (anche) dagli introiti legali alla vendita di marjiuana.

 

Consegno Stoned Pizza a personaggi famosi e loro pubblicano video mentre la mangiano e si sballano” confida con estrema tranquillità Barrett, che si pubblicizza soprattutto attraverso il suo account instagram che spesso viene (più o meno volutamente) oscurato. Naturalmente la notizia si è subito diffuso ed è diventata, oltre che di dominio pubblico, interessante per i mezzi di informazione: il giornalista Jay Bulger di Grubstreet, il canale gastronomico del New York Magazine, gli ha dedicato un lungo articolo degno di una sceneggiatura da serie televisiva.

 

Ma come è strutturato il business di Stone Pizza? Autisti con nomi in codice che richiamano famosi rapper, ordini da oltre 1.000 dollari che giungo sull’account IG, menu che comprendono anche la Pizza Pusha Stoned Soda (8 dollari per 30 milligrammi di THC). Ma come è nata l’idea? Grazie ad una cena a base di marjiuana che alcuni amici hanno servito a Barrett nel 2015 in California: “Alcuni hippy mi hanno invitato a cena e hanno servito un pasto gourmet a base di cannabis. Ho subito pensato che era proprio ciò che mancava in una città come New York”. Tornato a casa dopo un paio di anni Barrett ha imparato a fare la pizza e ha iniziato a proporla ricevendo centinaia di ordini che lo hanno portato ad avere fino ad un massimo di settanta dipendenti, impegnati a portare in giro per la citta le pizze “da sballo”, apprezzate anche dal critico gastronomico del New York Magazine Adam Platt, che l’ha promosso a pieni voti pur raccomandando cautela nel consumo.

Dopo qualche arresto (stiamo parlando di un business al limite della legalità) la polizia di New York ha lasciato perdere, scegliendo di concentrarsi su crimini più importanti: “Siamo in pandemia con una conseguente crisi economica, fornisco lavoro e pago le tasse, perché perseguire me?” dichiara Barrett, personaggio interessante dalla vita fatta di alti (pochi) e bassi (tanti) in un avventuroso mix di amicizie sbagliate, droghe e un omicidio (commesso dal fratellastro). Ora però dice d’essere una persona nuova che fa jogging, amministra con cura i soldi e non teme l’imminente legalizzazione della marjiuana che potrebbe far nascere nuovi competitor: “Preferisco prendermi una fetta di un mercato legale piuttosto che essere l’unico in un mercato illegale”.

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